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.art 30.12.03 Bridge, architetture algoritmiche. La mutazione continua d'immagini statiche riesce a dare la sensazione cinetica di cui l'occhio ha bisogno per percepire il movimento, e questo può essere realizzato applicando gradualmente delle trasformazioni, tanto più efficaci quanto più legate alla struttura stessa dell'immagine. In Bridge, an algorithmic movie about architecture, Mogens Jacobsen ha elaborato le foto di alti palazzi giapponesi facendogli subire uno scanning verticale continuo, ma rendendone al contempo visibile solo una piccola porzione nella fascia centrale del video. Il resto dello schermo viene occupato da linee orizzontali dei pixel di confine ripetute in successione. Il fluido scorrere visivo ottenuto enfatizza in maniera astratta la verticalità delle costruzioni, costruendo tramite il software sviluppato dall'autore, un'accrescimento delle caratteristiche intrinseche delle costruzioni stesse. La perfetta sincronia fra la ricorsività verticale delle strutture e la ricorsività delle linee che cambiano al variare dello scorrere nello stesso senso dell'immagine, rende nel complesso un unico impianto visivo organicamente astratto e algoritmicamente coerente. |