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27.02.02 Bucato il network interno del New York Times.
Un'altra impresa impossibile è riuscita ad Adrian Lamo, il ventunenne hacker senza fissa dimora. Scovando sette server proxy configurati male è riuscito ad entrare nell'intranet del New York Times, scoprendo anche forti debolezze nella politica di assegnazione delle password quantomai banali da intuire. Dopo aver scoperto il primo proxy aperto, infatti, Lamo ha avuto accesso ad una copia del database dei collaboratori, completo dei loro dati e della loro password di default, che in tanti non hanno mai cambiato. Uno di loro ha anche la facoltà di creare nuovi account, per cui lo stesso Lamo se n'è creato uno con alti privilegi d'accesso. Nella rete interna del Times ci sono 3.000 collaboratori e secondo lo stesso Lamo, grazie a questo buco, sarebbero accessibili file con i numeri di Social Security e numeri telefonici privati come quelli di Rush Limbaugh, Vint Cerf, Warren Beatty e dell'ex presidente Jimmy Carter, per non parlare dei compensi pagati ai tanti collaboratori, articolo per articolo. Invece che cambiare gli articoli senza lasciare tracce sconvolgendo il lavoro di migliaia di persone, come d'abitudine Lamo ha impeccabilmente avvisato il quotidiano attraverso un reporter, fornendo una lista dei proxy aperti. Ha solo aggiunto il suo nome nel database, con i suoi veri dati, aggiungendo nella categoria 'competenze': "Computer hacking, national security, communications intelligence".