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26.09.02 CODeDOC, software art exhibition.
CODeDOC è un ambizioso progetto espositivo di software art, che ben lungi dall'incasellare spettacolari effetti speciali di altrettanti colorati programmi, capovolge la classica logica di fruizione ed espone innazitutto i codici dei rispettivi lavori dopo aver invitato gli stessi artisti a scambiarseli e commentarli. Il che, ponendo l'accento sul codice in quanto tale astrae in una fase iniziale il lavoro estetico e teorico, ma rende allo stesso tempo giustizia ai linguaggi di programmazione in quanto idiomi espressivi e dinamicamente creativi per gli artisti elettronici. A tutti i partecipanti era stato dato lo stesso compito, ossia formulare la 'connessione di tre punti nello spazio' (con 8K massimo di codice), tema che si è facilmente prestato a interpretazioni tanto letterali quanto astratte. La software art, del resto, riesce a far distinguere i suoi creatori per il fatto di far compilare all'artista una descrizione puramente verbale della propria opera, giocando con usi illeciti della grammatica di codifica o abusando del linguaggio verbale. Si va quindi dagli ottici patterns di Martin Wattenberg, alle cartine interattive di Golan Levin, alle infinite variazioni di testo (connesse in tre punti) di Maciej Wisniewski, fino all'interazione visiva artificiale di Mary Flanagan e ai pericolosi script di Alex Galloway e dei suoi RSG. Java sembra essere il linguaggio scelto più frequentemente, ma ciò che più impressiona sono i diversi approcci al software, tanti quanti gli artisti, che rendono l'esperimento doppiamente interessante.