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.art 16.05.05 Dispersed Moments of Concentration. Urban and Digital Spaces. Il confine sempre più labile fra oggetti materiali e informazioni immateriali risiede sempre più nelle interpretazioni indotte dal nostro cervello. La distanza, in particolar modo dalle entità esterne a noi è spesso messa in discussione, con uno sforzo di localizzazione che trascende le coordinate a cui solitamente facciamo riferimento. I nostri sensi quindi fanno i conti con nuovi input che cercano di volta in volta di integrare le usuali informazioni in uno spazio arricchito e non del tutto disvelato. Su questi presupposti il 14 maggio si è inaugurata Dispersed Moments of Concentration. Urban and Digital Spaces all'Hartware MedienKustVerein di Dortmund, mostra che riesce felicemente a documentare l'intrecciarsi del territorio urbano con le informazioni che lo penetrano invisibilmente. Curata da Inke Arns la mostra consta dei lavori: 'GPS, wall painting' e 'Code International Sol/Air No. 14 ("Besoin armes et munitions")' di Renaud Auguste-Dormeuil, il primo costituito da una colorata grafica che si rivela essere lo schema di tracciamento del sistema GPS e il secondo un segnale astratto dipinto su alcuni tetti che, nel codice dei piloti di elicottero significa: 'Abbiamo bisogno di armi e munizioni'; 'Auto-Park / Highway-Parks in Istanbul' di Osman Bozkurt, un documentario sull'uso degli ampi sparti-traffico in erba delle grandi arterie stradali interne alla capitale turca da parte di alcune fasce della popolazione che li usa come parchi pubblici, 'Deltaville' del Büro für Bildangelegenheiten, già presentata allo Stuttgarter Filmwinter, in cui si osserva un territorio urbano vuoto, popolato da codici informatici in luogo delle persone, 'Tokyo-Station' di Christoph Keller, foto in cui un sistema brevettato permette di percepire il tempo, 'LUUKKAANKANGAS' di Dariusz Krzeczek, un video ottenuto dal montaggio delle riprese di webcam puntate sulla rete autostradale finnica, 'Fringes of Utopia' di Bettina Lockemann, grandi foto dell'evoluzione urbanistica nella west coast americana, 'Pole' di Nicolas Moulin, immagini di strutture urbane da prospettive inusuali e, anche queste, costantemente vuote da presenze umane, 'der Stadt' di Elisabeth Neudörfl, un loop sequenziale e costante di immagini del territorio urbano scorribile in un cd-rom, l'interessante video 'The Catalogue' di Chris Oakley, presente all'ultima edizione di Transmediale, 'Paris' e 'Stuttgart' di Daniel Pflumm, immagini e oggetti in cui loghi ed immagini preparate per fini pubblicitari vengono de-contestualizzati e isolati dai testi e dal loro contesto in una nuova astrazione, 'From my window 1978-1999' di Józef Robakowski, documentazione di anni di riprese dalla finestra dell'abitazione di quest'artista che commenta le evoluzioni del suo intimo territorio e 'Teilchentheorie' di Heidi Specker, immagini d'architettura funzionale ritoccate con tecniche digitali in maniera insospettabile. |