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English version .emusic 14.04.03 FM7, software per modulazione delle onde della Native Instruments Prendendo le mosse dallo Stansford University's Center Of Computer Research in Music and Acoustic, nella California della beat generation, ispirato dagli studi di un altro ricercatore dei Bell Laboratories, Max Mathews, e grazie al suo supporto, un giovane neolaureato con esperienze di composizione musicale, John Chowing, scoprì nel 1967, usando due oscillatori, che potevano essere prodotti suoni dai colori tonali e dagli armonici molto simili a quelli di alcuni strumenti musicali (ma non solo). La sintesi FM è basata sul principio di due onde sinusoidali, la modulazione di una sull'altra produce un vibrato che varia in maniera radicale la natura armonica della sinusoidale modulata, riuscendo così a ricreare qualsiasi tipo suono. Kazukiyo Ishimura, un altrettanto giovane ingegnere della Yamaha, una delle più importanti aziende di strumenti musicali del mondo, capì immediatamente che quella scoperta avrebbe potuto rivoluzionare la storia della musica. La Yamaha fu svelta nell'acquisire una licenza per i diritti sul brevetto, continuò gli studi, fece riprodurre sintetizzandole le note musicali e dopo una lunga gestazione (sette anni) riuscì a lanciare sul mercato la prima tastiera basata su una sintesi a modulazione di frequenza. Era nata la DX7, già esistevano i sintetizzatori analogici, naturalmente, ma per capire come quella scoperta avrebbe determinato il corso dell'evoluzione musicale, basti pensare che un Moog 3 costasse ancora a quel tempo oltre 10.000 $, mentre il synth della Yamaha fu venduto al quasi abbordabile prezzo di 2.000 $, vendendo oltre 200.000 unità. I supporti tecnologici per la prima volta iniziarono a poter essere accessibili non soltanto per i pochi ricchi produttori discografici o per i grandi studi delle maggiori etichette: un numero incredibile di musicisti inizierà ad elaborare suoni elettronici, con la DX7 molti nuovi gruppi vedranno la luce, dando origine a stili e a modalità di composizione prima inedite. Non solo, per meglio capire l'importanza di quella scoperta, è bene ricordare come anche le schede audio dei primi personal computer multimediali, siano state implementate a partire da chip a sintesi Fm, basati sullo stesso principio. Non è cosa da poco. Arrivando a tempi più recenti e con l'avanzare delle tecnologie, soprattutto grazie ai processori di nuova generazione ed al minor costo della Ram, i sintetizzatori basati sulle tecniche di campionamento digitale tenderanno a soppiantare i synth a modulazione di frequenza e saranno preferiti dalla maggior parte degli utilizzatori principalmente proprio grazie alle enormi librerie di nuove sonorità. Campioni di suoni che creati ad hoc da programmatori si adatteranno in maniera più aderente ai vari generi musicali. Bene, il software FM7 della Native Instrument, riproduce fedelmente ed importa tutti i suoni originali di DX7 e dei suoi derivati (DX7-II, DX11, TX81Z, TX7, DX21, DX27, DX100, TX802) riuscendo ad essere un degno successore di quei synth storici, addirittura superandone le qualità, grazie all'utilizzo di 32 differenti forme d'onde (rispetto ad una sola in origine) e nuovi 128 patches di suoni e preset addizionali utili soprattutto per chi non ha molta dimestichezza con la programmazione ex-novo. Non si pensi tuttavia che la sua struttura sia quella di un emulatare o di un plug-in, il modo di operare è esattamente quello di un sintetizzatore ad algoritmi Fm. Anche i meno esperti, riusciranno immediatamente ad installare il programma e nel giro di pochi minuti ad estrarre sonorità assolutamente soddisfacenti. Pur se fortemente sollecitato questo prodotto dal ritorno delle sonorità anni ottanta, electro, new wave, da tutte le contaminazioni synth-core e pop elettroniche, il suo utilizzo non è circoscrivibile solo a questi ambiti, sfatando, proprio grazie ai nuovi apporti, il pregiudizio che i synth a modulazione Fm, diano origine a suoni troppo sintetici e 'vuoti'. Nei limiti di così potenti funzioni, il programma non impiega troppe risorse, con qualsiasi processore di ultima generazione (un Mac G4 o un Pentium IV) è possibile operare senza problemi di sorta, all'interno di un sequencer, supportando sia lo standard Vst che quello Dxi. Sofisticato l'editor grafico con in alto i tasti per la scelta degli operatori e delle finestre per la modifica dei suoni, il pitch, la LFO e la modulation matrix, che permette una visione generale della situazione della macchina. Sono altresì presenti una pagina master per i controlli generali del volume di output, in cui (e non era possibile prima con le vecchie macchine) si può regolare l'intonazione generale dello strumento, aggiungendo ulteriori effetti. Una funzione 'easy' per modificare velocemente i principali parametri partendo da un preset-base, facilita una pratica immediata e rende più semplice l'elaborazione anche agli utenti meno esperti e smanettoni. Non solo sonorità vintage, quindi, la FM7 della Native Instrument, è uno strumento completo che non può mancare in qualsiasi studio digitale, aggiornando in pieno la sintesi a modulazione di frequenza e adattandone l'uso ad un utilizzo più creativo. Aurelio Cianciotta |