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.art 12.06.02 Hard Place, web art sulla detenzione. Jenny Polak è un'artista inglese che, ha scoperto mentre viveva a Manhattan di lavorare vicino ad un centro di detenzione per gli immigrati clandestini. Dopo aver ottenuto una serie di piantine interne, tramite un'organizzazione per i diritti umani e gli stessi detenuti che hanno fornito disegni delle loro celle, ha intrapreso il suo progetto di web art dai forti connotati politici. Si chiama Hard Place e vi ha collaborato anche la webdesigner Lauren Gill. Nel sito vengono mostrate le architetture in computer grafica di dieci diversi centri di detenzione sparsi per gli Stati Uniti, sottolineando le condizioni disumane in cui i carcerati vivono. Si possono osservare, in questa rappresentazione astratta, i labirinti di celle senza finestre, i corridoi claustrofobici e le grigie aree comuni. Le strutture sono mostrate perloppiù senza rappresentazioni di persone umane, e l'autrice non pretende che tutto ciò che è mostrato sia fedele alla realtà. Queste immagini, comunque, sono una significativa via di mezzo fra la ricostruzione della realtà e l'incubo che i suoi abitanti vivono quotidianamente. A scanso di equivoci è stato accluso anche il materiale originario, che testimonia come spesso i detenuti siano privati dei diritti civili, attraverso disegni e clip audio fatti trapelare dagli stessi detenuti. C'è voluto un anno per raccogliere il materiale, mostrato nel sito attraverso icone di buchi della serratura. Il lavoro spicca su due livelli: uno è quello di usare un software come il cad per una rappresentazione inusuale, ossia non uno sfavillante progetto d'architettura o un'antica chiesa, ma un palazzo reale nella sua ipotesi più attendibile, con tutti le sue spietate norme di costruzione. L'altro è quello di mostrare a chi convive con gente di altre etnie negli USA, come essi vengono trattati al loro arrivo nel paese, contrastando la propaganda pseudo-xenofoba dell'attuale governo. |