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.art 23.02.06 Human Avatars, l'occhio e la sua colpa. Reale e virtuale, questi i due piani su cui agisce Human Avatars, un'installazione multimediale creata da Andrea Zapp e musicata da Vini Reilly. I visitatori che percorrono lo spazio dell'installazione scoprono una piccola capanna di legno in cui sono invitati ad entrare. Una volta dentro, attraverso un sistema di telecamere i corpi vengono ripresi e proiettati all'interno di un modello in scala della stessa capanna. Sbirciando attraverso una piccola finestra, i visitatori possono osservare i movimenti delle loro e altrui proiezioni. Allo stesso tempo, il gioco incrociato di ripresa e proiezione fa in modo che ognuno stabilisca un contatto visivo con un altro da sé, che può essere indifferentemente un individuo reale o il proprio avatar, assumendo contemporaneamente il ruolo di spia e, inconsapevolmente, quello di sorvegliato. Nonostante l'architettura e lo scenario siano amichevoli e accessibili, l'immediatezza dell'esperienza interattiva rimane sospesa e ambigua. Probabilmente, uno degli elementi inibitori è lo stesso fulcro interattivo: l'occhio o il suo sostituto artificiale sono infatti spesso portatori di disagio perché collegati alla sensazione della sorveglianza e del controllo. Inoltre, in questo caso, la liricità olistica, data dalla presa di coscienza del proprio essere nel mondo grazie alla possibilità di studiare dall'esterno il proprio sé virtuale, viene soffocata dal senso di colpa del voyeur, ruolo palesemente assunto da chi osserva, accentuato dal fatto che non si tratta di uno spiare celato al mondo ma di un'azione socialmente classificata come vile compiuta sotto gli occhi di tutti. Francesca Tomassini |