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18.07.02 Janis Ian: perchè i download liberi aiutano gli artisti.
In un dettagliato articolo scritto per CNet-News.com, la cantautrice americana Janis Ian sostiene in modo naturale e ineccepibilmente logico la tesi secondo cui i download liberi aiutano gli artisti invece che danneggiarli. Premesso che quando ha chiesto commenti in giro sull'argomento ha ottenuto insistenti proposte da parte di Hilary Rosen della RIAA (Recording Industry Association of America) perchè includesse le statistiche commissionate dalla stessa organizzazione, che per quanta obiettività avessero cercato di dimostrare non potevano non essere considerati di parte. La National Academy of Recording Arts & Sciences, invece, ha cercato di premere affinchè si dicesse che i download 'distruggono le vendite', 'rovinano l'industria musicale' e 'costano soldi all'utente'. Va detto che la Ian ha vinto numerosi Grammy Award (nove nomination), come cantante e autrice, e che quindi conosce bene il mercato discografico. Prendendo la sua personale esperienza ad esempio dice che il suo sito genera 75000 visite all'anno. Durante il periodo d'oro di Napster c'era una media mensile di 100 mail di persone che avevano scaricato i brani gratis e volevano maggiori informazioni. Di queste 15 compravano un cd, che significa 180 cd in più venduti in un anno e 2.700 dollari d'incasso. L'autrice, che trent'anni fa era in classifica negli Stati Uniti afferma che i pianti greci dell'industria sono gli stessi che ha personalmente osservato con l'introduzione, nell'ordine, dei registratori a bobine, delle cassette, dei dat, dei minidisc, dei video e di MTV ("chi comprerà i dischi se si possono registrare?"). Realisticamente la maggior parte delle persone, dice la Ian, scaricano musica vecchia e nuovissima, la prima fuori catalogo e la seconda spesso per 'sperimentare' prima di spendere fior di quattrini. Tutti sembrano dimenticare che la ragione per cui gli artisti diventano famosi è la loro esposizione pubblica, e che non c'è ancora nessuna prova concreta che le vendite siano state danneggiate dai download. L'evidenza sembra contraria, invece, visto che gli artisti ricevono continuamente documenti del calcolo delle royalties che indicano un loro debito nei confronti delle etichette, per non parlare del fatto che le stesse etichette detengono i diritti su tutto il loro materiale, che quindi non può nemmeno essere messo online dagli artisti. Janis Ian conclude dicendo che devono essere gli artisti stessi a mobilitarsi per difendere i loro diritti per evitare il rischio di ritrovarsi in un mondo modello Microsoft, in cui per ogni copia di ciò che si è acquistato bisogna acquistare licenze multiple.