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07.07.04
Jon Routson, bootleg cinematografici come videoarte.
L'unica disperata maniera di arginare il naturale riuso d'informazioni esistenti, siano esse tracce musicali o immagini video è l'agitare lo spauracchio della legge, anche se più passa il tempo, più le tecniche di duplicazione / campionamento diventano banali. Jon Routson è un artista americano che nelle sue installazioni (intitolate ad esempio 'Bootleg (The Dreamers)' o Bootleg (Kill Bill Vol. 2)) mostra la segreta esperienza della visione di un film in pubblico. Routson con una videocamera riprende i film di prima visione andandoli a vedere nelle sale e registrandone il punto di vista angolare, così come i rumori di fondo e le reazioni del pubblico. Uno degli ultimi allestimenti è stato realizzato su tre schermi con altrettante copie di 'Passion of the Christ' con Mel Gibson, ripreso in tre luoghi diversi, uno dei quali era il tetto di un palazzo su una sala all'aperto. Una sorta di 'live' della riproduzione cinematografica, insomma, che di solito non può venire mostrato fuori dalle sale per i problemi di copyright di tutto ciò che si vede e si sente dallo schermo. L'artista vive a Baltimore, nel Maryland dove fra poco la sua pratica sarà formalmente illegale, com'è già a new York e in California. L'isteria contro la duplicazione ha portato alla fine di giugno all'arresto di un minorenne di Los Angeles che stava filmando Spider-man 2. Il proiezionista era stato dotato di occhiali per la visione notturna, l'ultimo ritrovato per terrorizzare i ragazzini degli Stati Uniti che rischiano fino ad un anno di carcere per questo reato, mentre voci che parlano di benefit monetari (100 dollari) agli impiegati delle sale che faranno da delatori. Tornando a Routson, la sua opera, fra l'altro mai messa in vendita, diventa simbolica per una battaglia necessaria nei confronti della libertà d'espressione. Poter commentare, stravolgere, ironizzare in qualsiasi modo sulla cultura contemporanea è un diritto inalienabile degli individui che storicamente non è mai stato negato (la satira politica ne è un classico esempio), e mai dovrà esserlo.