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25.05.04
Máquina Podrida, computer in putrefazione all'asta.
Il personal computer detiene un paradosso teorico nella sua tecnologia che ne fa sia lo strumento per costruire le opere digitali sia il mezzo per fruirne, in un corto circuito che negli artisti tende a risiedere fisicamente nella stessa macchina. Questa diventa così un oggetto che conserva non solo la carriera ufficiale di un artista, ma anche sue tracce, scarti, ritagli, ingenti materiali d'ispirazione attinti altrove e il suo vissuto personale, oltre alle vicissitudini tecniche con cui si è dovuto confrontare. L'artista uruguaiano Brian Mackern, attivo fin dal 1994 in rete con un'estetica lowtech dettata dalle scarse possibilità offerte dal suo paese, nonchè autore del concettuale No-content.org, ha deciso di mettere all'asta il suo computer portatile che versa ormai in condizioni tecniche precarie. L'operazione è sostanzialmente diversa da quelle analogamente compiute da altri artisti, in quanto non c'è solo un tentativo di oggettificare dei processi digitali, ma la messa in gioco completa dello strumento di lavoro e di dieci anni di lavoro di Mackern. La 'Máquina Podrida' quindi incarna sì temi quali l'organicità del digitale e la conservazione delle opere elettroniche, ma è soprattutto un pezzo fondamentale della stessa identità dell'artista, venduta con tutto ciò con cui ha man mano convissuto (accessori, adesivi, difetti e marchingegni), insieme ad un backup completo su dvd. Presentato durante l'ultimo PEAM dal gruppo Los Machín quest'evento si sviluppa per un mese sul sito di Eurobid ed è stata collocata con sufficiente ironia all'interno della categoria 'antichità'.