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15.10.02 Neen, un nome per l'arte in rete.
Definire con una sola parola l'attività di chi produce opere o operazioni artistiche on-line rete può risultare assai riduttivo se pensiamo alla molteplicità di personalità e di intenti che animano il web, dai software creators ai web designer, dalle operazioni collaborative on-line alle web performance. Il vago termine 'net art' evidentemente non soddisfava Miltos Manetas, eccentrico artista di Los Angeles, che due anni fa commissionava alla Lexicon Branding (la nota azienda di marketing che ha lanciato sul mercato nuovi nomi come PowerBook e Pentium) il difficile compito di dare finalmente un nome alla web-arte. Lo staff creativo della lexicon propose più di 100 parole tra cui Neen, un palindromo creato da un programma per computer nutrito con parole come Screen ed Esc: secondo Manetas i tempi in cui viviamo sono Telic, ossia noiosi, sofisticati e squadrati, mentre Neen è la parola che meglio si riferisce a l'arte che ha in mente: bizzarra, imprevista e spesso inutile. Se Telic è un termine che rappresenta la tendenza seriosa nel rapportarsi con gli strumenti tecnologici, Neen è il prodotto imprevisto e imprevedibile di Telic. Neen, quindi, sta ai Neenster, afferma Manetas, come la fantasia stava ai furrealisti o come la libertà ai comunisti. I neenster non seguono la scia dei pionieri del web ma scivolano pattinando sulla superficie del web stesso con l'eleganza tipica dei dandy. I loro gesti, le loro operazioni e i loro lavori ricordano gli atteggiamenti Dada e Pop dell'arte: creano animazioni spesso prive di un senso e di un utilità (si pensi alle macchine celibi dadaiste), acquistano un dominio web per riempirne solo la home page (www.biribiri.com, www.guydebord.com, www.togetherness.org, www.jesusswimming.com), si presentano al loro pubblico come giovani benestanti annoiati da tutto questo caos intorno ai new media, conducono una battaglia contro il copyright trascorrendo la maggior parte del loro tempo copiando e scaricando ogni genere di materiale che viaggia sulla rete. Neen e i neenster, proprio come Dada e i dadaisti, non hanno una identità precisa per il loro lavoro, sono spesso volutamente contraddittori nelle loro idee, e ciò che emerge è la volontà di provocare e di stravolgere il concetto di arte per il web che, a parere di Manetas, è troppo serioso e poco elegante. Se la fantasia ha portato al ridicolo i surrealisti e la rivoluzione ha guidato i comunisti in brutte acque, sarà curioso osservare dove Neen porterà i neenster.
Clemente Pestelli