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Netlag, Pleix
14.10.05
Netlag, scarti connettivi.
Caratteristiche anfibie per questo video che parte emergendo dal brodo- tutt'altro che primordiale-pubblicitario e prosegue muovendo passi indagatori sui territori dominati e, a dirla tutta a volte anche saturati, della net art. La natura ibrida del progetto è sottolineata da uno slittamento continuo fra la riconoscibilità iconografica (il titolo sembra il logo di una nuova compagnia aerea, l'immagine che assolve dal nero è un planisfero) e l'aspetto semantico. Producendo uno scarto.Netlag. Metro e metafora, immagine e suono come parti di una bifrontalità vicinissima in cui è impossibile ridurre la prima a una pura semiologia dell'espressione linguistica ed è rivelatore comprendere che c'è qualcosa dell'immagine che non sta appiccicato all'oggetto che essa rappresenta, che non gli assomiglia. Lo scarto. Di nuovo. Netlag. E sembra proprio essere questo il fulcro attorno al quale i Pleix costruiscono tutto il lavoro, giocando sulla sottile linea delle analogie mentali (per esempio jet/netlag?) innescate dagli input lanciati nel video. Si parte da un planisfero che assolve dal nero, monco, perché a ben guardare si rivela una mappatura della rete telematica mondiale. Si avvicina, si ingrandisce e schiude un cuore di strade percorse da auto sfreccianti, paesaggi industriali e paradisi turistici. Le immagini scorrono veloci, si moltiplicano, si trasformano; la regola è accelerare e rallentare, avvicinare e allontanare per accentuare la sensazione di discontinuità e di innesto che l'idea stessa di rete suggerisce. Nell'ordine Stati Uniti, Europa, Giappone con un movimento sinusoidale si offrono allo sguardo, uniti fra loro da invisibili membrane osmotiche che collegano e isolano allo stesso tempo gli individui ricreando una atmosfera densa e autocritica sulla visibilità (sociale?) di alcuni paesi sottomessa esclusivamente alla loro capacità connettiva.
Francesca Tomassini