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Quadratime, seite4
16.03.05
Quadratime, il mondo non oggettivo.
Indubbiamente, l'opera Quadratime degli seite4, software d'arte frattale astratto, facente parte della mostra Algorithmische Revolution presso lo ZKM di Karlsruhe, e ispirato al dipinto Quadrato nero (1915) di Kazimir Malevich, rappresenta una delle più naturali derivazioni della pittura astratta nell'ambito dell'arte digitale. Nel trattato 'Il mondo non oggettivo', rivendicando la 'supremazia della pura sensibilità nell'arte', Malevich, come fondatore del gruppo d'avanguardia russo Supremus, scriveva: "Il Suprematismo è la riscoperta dell'arte pura che nel corso del tempo, è stata oscurata dall'accumulazione di 'cose'... Il quadrato nero su sfondo bianco fu la prima forma di sentimento 'non oggettivo' ad essere stata espressa. Il quadrato simboleggia i sentimenti; lo sfondo bianco, il vuoto al di là di essi." Lo scardinamento degli schemi artistici classici iniziato dalle avanguardie e portato a compimento dall'arte concettuale degli anni sessanta e settanta del secolo scorso, riceve al presente un nuovo impulso dall'apparentemente quieta rivoluzione algoritmica che sta alla base dell'arte interattiva. Il Quadrato nero di Malevich, la Tela bianca di Rauschenberg, il componimento 4'33" di John Cage, o l'opera concettuale 'An Empty Website' (1998) della Fred M. Katz. Logic & Light - rappresentata da una pagina web bianca, indicizzata per mezzo delle keywords "empty, blank, vacant, vacuum, vacuity, vacancy, void, zilch, nada, empty website, empty web-site, wasteland, nothing, null, nil, zero, emptiness, whitespace, nullibiety", e volta a sottolineare, nel dibattito sull'opportunità dell'uso dell'Html nella comunicazione, la ridondanza e talvolta l'inutilità dei segni grafici e dei contenuti multimediali - sono senz'altro assimilabili all'opera Quadratime, trasformazione dell'astrattismo pittorico in un algoritmo digitale in grado di strutturarsi autonomamente e generare il proprio movimento senza specifici interventi, opera che può essere anche interpretata come un invito alla riflessione sulla natura dell'arte stessa, perché, come scriveva Malevich nel 1915: "L'arte... non vuole più saperne dell'oggetto come tale e crede di potersi affermare senza la cosa... in sé e per sé".
Eleonora Calvelli