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SCIgen, Rooter, Jeremy Stribling
20.05.05
SCIgen, software per generare saggi informatici.
L'incertezza sulla natura di uno scritto, ossia quanto verosimile esso possa sembrare pur essendo stato generato da una macchina, è uno dei temi sollevati dai software di generazione del testo. Il raffinarsi degli algoritmi, e di conseguenza dei risultati ottenuti, pone il test di Touring (antica metodologia per testare se un testo artificiale possa essere scambiato con uno scritto di proprio pugno da una persona in carne ed ossa) su un nuovo piano, ossia non più condotto come esperimento di laboratorio, ma testato direttamente su sistemi sociali. é proprio questo che hanno fatto Jeremy Stribling e altri due amici del MIT, attraverso Rooter: A Methodology for the Typical Unification of Access Points and Redundancy un lavoro di ricerca generato da SCIgen, un software programmato per costruire automaticamente saggi d'informatica, inclusi grafici, cifre e citazioni, accessibile attraverso un'interfaccia web e liberamente utilizzabile per tutte le sperimentazioni del caso. Con notevole clamore il lavoro è stato accettato alla celebre WMSCI, la World Multi-Conference on Systemics, Cybernetics and Informatics. Sebbene nessuno dei revisori si sia esposto all'approvazione, nessuno si è nemmeno sentito di bocciarlo, passando la mano sul giudizio di merito, e, tacitamente approvando collettivamente la plausibilità dello scritto. Dopo il clamore, il saggio è stato ovvimanete escluso, ma gli autori stanno ora cercando di contattare in totale riservatezza altri relatori, cercando di rimborsagli la quota d'iscrizione (ottenuta attraverso una colletta via web supportata da 165 donatori anonimi) per avere comunque accesso alla conferenza e poter così compiere l'atto finale di questa operazione, ossia una presentazione di un lavoro inventato, effettuata attraverso un testo completamente generato anch'esso, letto con la necessaria serietà richiesta dal contesto. Queste generazioni testuali potrebbero produrre un meta-linguaggio del tutto nuovo, una sorta di 'lessico del plausibile' in cui, ancora ai confini della simulazione perfetta, si riconoscono i segni di un cambiamento radicale nelle strutture linguistiche, ora anche di (parziale) dominio delle macchine.