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17.03.04
The Sculptural User Interface, creazione di sculture dal linguaggio.
Indubbiamente il progetto artistico di Michael Rees, basato sulla fusione di scultura e nuovi media, appare fin dall'inizio molto ambizioso. Il suo sito racchiude testi sul rapporto tra arte e tecnologia, interazioni con materiale fotografico, filmati in Flash, e sculture tridimensionali navigabili. Alcune opere di Rees si trovano presso The Whitney Museum of American Art a New York, la Edelman Foundation a Lucerna e The Science Museum a Londra. Il lavoro più importante è rappresentato da The Sculptural User Interface (SUI), un'applicazione che permette di modellare contemporaneamente strutture fisiche, linguaggio e media attraverso appunto l'utilizzo di un software. Questo, nella attuale versione (beta 0.1.6), durante l'atto di scrittura su una tastiera, genera figure tridimensionali che si sviluppano sulla base di semplici regole grammaticali e secondo la tecnologia tipica della realtà virtuale. Si arriva così ad implementare un'installazione formata da connettori modulari, i quali legano in progressione, come un rizoma, parti meccaniche ed umane, riuscendo infine a mediare il linguaggio delle diverse parti assemblate che compongono l'opera in questione. Rees paragona il processo di crescita di tale rizoma - il quale si presenta come una pianta con un sistema di radici orizzontali, che, fatte le debite proporzioni, richiama alla memoria 'Menschenpflanze' ('Pianta umana', 1923) di Paul Klee - allo sviluppo del sapere da parte di un utente della Rete. Le sue fonti di ispirazione vanno dal pensiero di Linus Torvalds sull'Open Source, all'arte concettuale da Duchamp a Kosuth e a Beuys, e con riferimenti anche agli studi sull'intelligenza artificiale di Ray Kurzweil, Bill Joy e Jaron Lanier, da cui emerge tuttavia la complessità di alcune riflessioni, che dimostrano un'eccessiva inadeguatezza dell'ipotesi, per il momento, di una macchina intelligente e della sua effettiva realizzazione.
Eleonora Calvelli