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27.09.04
Sky Ear, ascoltare il cielo.
La mobilità dei telefoni non solo ci ha lentamente assuefatti ai rumori ambientali, attribuibili solo ad un apparecchio pubblico prima dell'avvento dei cellulari, ma ha anche di conseguenza modificato la nostra prospettiva dell'acquisizione dei suoni. Si è passati, infatti da un'insieme di frequenze prettamente casalinghe ad una varietà di suoni notevolmente maggiore (anche se di qualità più scadente), espressa dai microfoni degli apparecchi, veri e propri ricevitori d'informazioni sonore attivabile pressocchè ovunque. Sky Ear è un progetto che celebra questo cambio paradigmatico di prospettiva attraverso un'evento che si compie in una sola notte. Una struttura di fibre ottiche contenente 1000 palloncini gonfiati con elio e dotati di LED ultrachiari e un certo numero di telefoni cellulari viene lasciata fluttuare nell'aria permettendo di ascoltare i suoni del cielo (inclusi i suoi temporanei fenomeni elettromagnetici). Il colore dei led cambia attraverso sensori che comunicano fra loro influenzandosi a vicenda e facendosi influenzare pure dalle chiamate in arrivo, variando quindi i colori della risultante 'nuvola fosforescente'. Una visualizzazione di fenomeni invisibili che s'interfacciano con la capacità d'immaginare punti di vista inediti attraverso cui fruire i suoni che ci attorniano. Ideato da Usman Haque e finanziato dalla Daniel Langlois Foundation for Art, Science and Technology, si è tenuto il 4 luglio a Fribourg in Svizzera e il 15 settembre a Greenwich - Londra.