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Stelarc Ken, Zoë Khamsin Kennard
25.11.04
Stelarc Ken, bambolotto d'arte cyborg.
Le bambole, nel mercato infantile odierno, rappresentano la stucchevole summa di pericolosi valori estetici e sociali che l'industria dell'intrattenimento vorrebbe scolpire nei suoi piccoli clienti. I vestiti, gli accessori, gli oggetti, gli amici e la loro contestualizzazione all'interno di un sistema sociale fittizio, spianano il terreno verso valori simbolici che restano incollati ai simulacri interessati (basti pensare all'antesignana Barbie). Ad implementare diversi valori simbolici ad un personaggio fuori dal comune è stato Zoë Khamsin Kennard con la sua Stelarc Ken. SI tratta di un Ken (storico findanzato di Barbie) modificato come se dovesse eseguire una delle celebri performance di Stelarc. Quest'ultimo è un artista australiano divenuto celebre all'inizio degli anni novanta per aver riconfigurato il proprio corpo in un'ottica che ne sanciva l'obsolescenza, mitigata solo dall'aggiunta di protesi meccaniche e digitali, pronte ad amplificare le possibilità della sua persona. Fin dai suoi primi esperimenti l'artista aveva fatto della propria struttura corporea la piattaforma di elaborazione, e ora la rappresentazione delle sue visioni su uno dei corpi fittizzi più conosciuti sulla terra, dà l'immediata idea del suo valore storico, riconosciuto dopo alcuni anni. La storicizzazione delle idee, quindi, e di chi le ha espresse in tempi non sospetti, può passare anche per una bambola modificata, che riconosce implicitamente l'importanza del personaggio e le sue visioni, utilizzando un medium che originariamente intoccabile nella sua integrità posticcia di fabbricazione, viene creativamente violato per rappresentare un'importante idea.