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.art 16.01.04 Stuttgarter Filmwinter 2004, arte cinematica in rete. Anche il festival di video e cinema sperimentale Stuttgarter Filmwinter, che ha aperto i battenti il 15 gennaio, sta espandendo il suo territorio di ricerca, sporcandosi sempre più le mani con i nuovi media, dalla sua stessa definizione ('festival of expanded media'), fino alla sempre più vasta attenzione dedicata alla contaminazione di tecniche e linguaggi mediatici. Ripetendo l'approccio dello scorso anno, la parte dedicata alle opere su web è sottoposta nel mese che precede l'inaugurazione del festival al giudizio del pubblico. Tutti i lavori selezionati hanno un anima cinematica e narrativa che li distingue, spesso conciliante poesia e sogno, intricando le possibilità visive delle tecniche web (flash in primo luogo), con modalità acquisite e non nei numerosi lavori sperimentabili direttamente dal web:'Atmospherics/Weather Works' di Andrea Polli, 'Criptographever' dei K-hello.org 'Either Side of an Empty Room' di Peter Horvath, 'Googlehouse' di Marika Frankreich e Stéphane Dermineur, 'Somnambules' di Nicolas Clauss e Jean-Jacques Birgé, 'Human Capital Software Solutions' di Beatrice Gibson, 'Machines will eat itself' di Franz Alken, gli artisti in esilio riuniti nel portale del 'Museum of Modern Art Kabul', 'Breathewords', le poesie animate di Adriana de Barros, 'Scenario' di Michel Sellam, memorie filmiche, il simbolico e sequenzialmente rapido 'Bad Mind Time' di Joey Bargsten, 'GeneralNews' di Daniela Alina Plewe, tool per cambiare temporaneamente il testo nelle pagine web, l'onirico svolgersi di 'Hiddensee' di Tobias Hellmann, l'affascinante viaggio nelle pieghe del vinile di 'Tectonic Plates' di Calum Stirling, le evoluzioni sonore in shockwave di 'Soundcities' di Stanza, 'The Doorman [passing]' di Domiziana Giordano e Reiner Strasser, l'ossessione di finestre del browser in 'The Bull of Indiction' di Antonio Mendoza, simile alla tecnica che da anni usa Jimpunk qui presente con '1n-0ut [meditation] ~ ¡¡¡¡¡¡¡ }{ ¡n-¡ff resolution', e le le sequenze decostruite di 'Unmovie' di Axel Heide, onesandzeros, Philip Pocock e Gregor Stehle. |