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Summoned Voices, Iain Mott, Marc Raszewski
21.01.05
Summoned Voices, dialogare attraverso la macchina.
Nelle intenzioni di Iain Mott e Marc Raszewski (con Jim Sosnin già autori di Sound Mapping) Summoned Voices funziona come 'memoria vivente di luoghi e persone'. Nella pratica si tratta di un'installazione sonora interattiva in forma di porte, o portoni, collegati tra loro in rete locale. Su ogni uscio è visibile il pulsante del citofono che gli utenti, singoli o a gruppi, sono invitati a premere per poter lasciare un suono/messaggio e ascoltare quindi ciò che torna indietro come risposta (pensieri, espressioni, sonorità prodotti da chi vi è già passato). Un esempio semplice della dinamica comunicativa veicolata dall'uso dello strumento digitale. I partecipanti concorrono alla costruzione del senso influenzando tale risposta ogni volta in maniera diversa: le loro voci sono registrate su di un computer (nascosto dietro ogni porta) che ne analizza caratteristiche e qualità acustiche (lunghezza del suono, intonazione, volume, intensità, frequenza dominante, discontinuità, gamma dinamica). Con buona approssimazione i campioni sonori rilevati permettono al software di stabilire se si tratta di tracce di canzoni, di parlato veloce o lento, di fischi... I campioni (più relativi parametri) da ogni porta sono poi riversati su di un server centrale il cui database funziona come un vero e proprio centro di raccolta e smistamento messaggi: il sistema confronta le precedenti registrazioni effettuate e sceglie, tra le risposte possibili, quelle con dei parametri sonori simili al messaggio in entrata. La risposta varia la variare dello stimolo che la sollecita individuando elementi di continuità nel tempo. In maniera giocosa il lavoro -presentato già nel 2003 ad Eindhoven per il festival Art in Output - vuole restituire, ancora nell'atto della comunicazione, il marchio di una 'comunità' o, meglio, la 'condizione comune' di coloro che vi appartengono.
Francesca Colasante