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23.07.04
Swarm, dripping da telecamera.
Daniel Shiffman, laurea in matematica e filosofia alla Yale University ed un incarico di ricercatore presso l'Università di New York, ha iniziato presto a sperimentare le potenzialità interattive dei nuovi media quando, come spesso accade, l'establishment dell'arte si è accorto di lui e ne ha fatto uno dei giovani artisti statunitensi più coccolato dai media. L'approccio matematico è evidente in tutte le opere di Shiffman, tanto che non sempre è facile individuare dove corre la linea che separa la sperimentazione tecnica dalla ricerca estetica. Non sfugge a questa regola il progetto Swarm realizzato nel 2002. Si tratta di un'istallazione interattiva che "dipinge" su di uno schermo le immagini catturate da una telecamera con una "tecnica" che ricorda molto da vicino il dripping. In effetti, l'impressione che si ha di fronte all'installazione di Shiffman è quella della tipica rete folta di macchie e ghirigori delle opere di Pollock. Per realizzare Swarm, Shiffman ha adattato il programma Boids (creato originariamente da Craig Reynolds per realizzare effetti speciali e molto utilizzato a Hollywood) in modo da fargli produrre lunghe striature di colore e lo ha sincronizzato con una telecamera che registra i movimenti degli utenti. Il dipinto dunque viene realizzato in tempo reale e l'utente può specchiarsi in esso. L'aspetto più interessante di Swarm è proprio questo, l'opera esiste solo quando qualcuno si pone davanti alla telecamera, mentre scompare non appena questi si allontana. Da un lato quindi l'espressionismo astratto alla Pollock; dall'altro ecco riproporsi una delle tematiche tipiche dell'arte in rete, quella dell'opera che si realizza, si completa solo con l'intervento dell'utente che viene così liberato, per qualche secondo, dalla passività alla quale è costretto dal tradizionale sistema di fruizione dell'arte. Molto interessante è anche il successivo progetto Yellow (2003), nel quale 'Swarm' è adattato per cogliere il movimento di un unico colore, il giallo appunto. L'installazione, realizzata a Manhattan, cattura il movimento dei tipici Yellow Cabs newyorkesi e imprime sullo schermo delle brillanti strisce di giallo in risposta alle evoluzioni che i taxi compiono nel traffico cittadino.
Vito Campanelli