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03.08.04
TAC, comprimere in maniera sbagliata.
Capovolgere il funzionamento degli oggetti facendogli fare esattamente il contrario di quello che si suppone debbano fare è un altro dei classici meccanismi applicati nell'arte contemporanea che risultano molto ben evidenziati quando sono implementati agli 'oggetti' fatti di codice, ossia al software. E proprio questo è ciò che hanno realizzato i gruppi RSG e Beige in TAC, un software liberamente scaricabile in versione beta per Mac OS X. TAC è l'acronimo di 'Total Asshole Compression', ossia 'compressione completamente idiota', che invece di comprimere i file, li ingrandisce codificandoli. Gli effetti di aumento delle dimensioni sono esponenziali, in quanto il file così 'compresso' viene garantito di almeno 14 volte più grande, ma può diventarlo anche di ben due ordini di grandezza maggiore. Fra banda larga e gigabyte a volontà negli hard disk di serie, il senso degli algoritmi di compressione generici dei dati sta perdendo senso, facendo torto ad un'economia delle risorse che dovrebbe, invece, essere un valore condiviso da tutti. Dando in pasto al programma file di dimensioni ragguardevoli si rischia addirittura il crash della macchina che implode metaforicamente, affogando nelle sue stesse risorse. Questa bulimia indotta dal codice è un utile paradosso, una anti-utility che mette a repentaglio i dati del suo utilizzatore casuale e al contempo smaschera la tracotanza di facciata delle quantità di memoria di default, come comunque insufficiente.