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.art 07.03.06 Transmediale 2006 Smile Machines exhibition report. Guarda la galleria di foto di Transmediale. Essere Reality Addicts in una società fortemente mediata dalla tecnologia significa essere tecno-dipendenti. Ma se transmediale.06 è dedicata alle strategie artistiche che sovvertono il paradigma tecnologico della realtà, allora anche 'Smile Machine', la mostra allestita per l'evento, è da interpretare attraverso questa chiave di lettura. Secondo la curatrice, Anne Marie Duguet, non si tratta infatti di una mostra sullo humour, bensì di un allestimento sull'uso ironico della tecnologia come strategia sovversiva. Derisione, ironia, sfottò, parodia, caricatura, satira sono state pratiche artistiche per diversi movimenti del ventesimo secolo, dal Dada al Surrealismo, sino al Situazionismo Fluxus. Oggi, il rinnovato interesse per l'umorismo in tutti i settori della vita sociale è una sorta di manifesto per il mondo delle arti che trova le sue radici nelle suddette correnti. Le opere sono raggruppate per grandi temi: l'autoronia della tecnologia che irride se stessa (The Helpless Robot di Norman White, Videogame di Stephane Gilot), l'autoderisione dell'arte (The Thinker di Nam June Paik), la riflessione sui media (Wonder Woman di Dara Birnbaum, Slogans di Muntadas), la simulazione come strategia critica ( G3-Bureaucrazy di ubermorgen.com), nonché umor nero (Back in Black di Maja Bajevic) vs occhiali rosa (C'est bien la societe di Valerie Pavia). L'impressione generale che si ricava, però, è quella di una giustapposizione di argomenti che manca del sostegno di una tesi forte e di un ulteriore livello di legittimazione. Come ha sottolineato Armin Medosh, la mostra incuriosisce i neofiti in materia di media art, con una panoramica storica degli ultimi 30 anni, ma non appaga gli esperti. C'è molto video, ma scarsi sono gli esempi di digital art o i networks. Rispetto allo statuto dell'evento, Smile Machines non centra quindi il suo obiettivo, eludendo le pratiche sovversive legate alle tecnologie attuali. Sui volti resta impresso un sorriso, quello strappato ad esempio da Agnes Meyer-Brandis con SGM - Iceberg Probe, l'opera vincitrice di questa edizione, parodia delle sperimentazioni scientifiche volte alla conquista dello spazio. Ma è forte la consapevolezza che per sovvertire la realtà, per minare alle basi la 'Fabbrica del Sorriso', occorrono artworks che combinino in maniera equilibrata tecnologia, cultura e società. Valentina Culatti |