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05.07.04
Waco Resurrection, rielaborare un dramma sociale.
Fra le conseguenze possibili della simulazione, c'è anche quella di poter rielaborare eventi drammatici. Dalle sperimentazioni degli psicologi con mondi simbolici creati artificialmente, si è passati negli ultimi anni alle esperienze ricostruite attraverso i motori dei videogiochi che permettono un coinvolgimento diverso tramite la visuale in prima persona ('first person' in Unreal, Quake, ecc.). Dalle possibilità oniriche dello sdoppiamento d'identità di fluID a 9-11 Survivor, un prototipo in cui il protagonista deve cercare di sopravvivere alla tragedia dell'11 settembre, diversi sono i progetti che negli ultimi anni hanno coinvolto più o meno direttamente l'inconscio del giocatore, portando su un piano diverso, più intimo e sottile le sue reazioni alle variazioni di luce colorata dello schermo. Waco Resurrection compone questo tipo di processo per un momento particolarmente controverso della storia americana, ossia quello della strage di Waco, nel Texas, avvenuta nel 1993. Il ruolo poco chiaro delle autorità americane nella morte di un'ottantina di civili (fra cui donne e bambini) appartenenti al gruppo religioso dei Branch Davidian, dopo 51 giorni di assedio alla comunità accusata di possesso d'armi e pedofilia (entrambe le accuse mai provate), è rimasta come una lunga ombra nel senso comune degli americani. Questo gioco ricomincia dalla fine, ossia dalla profezia che il loro leader ucciso all'epoca (David Koresh) ritorni nel luogo dove perì per la battaglia finale. Essendo un gioco multiplayer, ognuno deve lottare non solo contro i pericoli esterni, ma anche contro i 'Koresh' rivali indossando nell'installazione un casco della forma della stessa testa e del volto di Koresh, che permette d'interagire con comandi vocali. La quantità di suoni utlizzati è ragguardevole: dalle armi psicologiche messe in campo con le frasi amplificate dall'FBI alle citazioni bibliche fino all'orrifico suono delle armi. A dieci anni di distanza l'inconscio collettivo riemerge personificandosi nel protagonista di un dramma sociale, rimettendo in gioco i destini e inscenando una fine vissuata dall'interno e quindi una volta tanto inequivocabile. Il conflitto così rappresentato assume i tratti che ognuno vuole sottolineare, restituendo un'illusoria e liberatoria possibilità di giudizio.