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.art 03.04.03 Whitespace, programmare con l'invisibile. Comporre un linguaggio di programmazione è un'operazione squisitamente linguistica, oltre che tecnica, il che comporta ampie vedute e astrazione sufficiente per consentire una descrizione efficace dei processi (la realtà) con le strutture implementate (parole), e le loro regole d'uso (grammatica). Assolutamente fuori dal coro si presenta Whitespace, un linguaggio di programmazione che mette al centro della sua struttura quello che gli altri (C, C++, Java, Perl e Scheme, per esempio) ignorano completamente, ossia gli spazi. Whitespace, quindi, viene scritto esclusivamente con spazi e altri caratteri simili (tabulazioni, a capo) oppure ottenuti da combinazioni di altri tasti con la barra spaziatrice. Bizzarria dell'idea a parte, il compilatore è scritto nel linguaggio Haskell e gira agevolmente su Linux, Solaris, Mac OS X, Debian ed RPM, con tanto di tutorial online e binari da scaricare gratuitamente. Ribaltando la logica del più visibile = più importante, questo linguaggio ignora bellamente tutti i caratteri che non siano invisibili, e andando a sublimare concettualmente la proprietà stessa del codice, ossia di agire ogni momento pur essendo perloppiù invisibile all'utente, e portando allo stadio più alto la sua complessità per il senso comune, risultando indecifrabile anche ad una lettura per simboli. |