a u d i o
The Chemical Brothers
Dig your own hole
Virgin
L'evoluzione digressiva, dopo Exit From Planet Dust, poteva farsi difficile,
ma i due alchimisti inglesi sono mirabilmente riusciti a trovare soluzioni
acrobaticamente dissonanti nel piacevole stravolgimento delle regole effettuato.
Non certo un album di elettronica pura (e forse anche per questo, con ragguardevoli
vendite riscontrate), Dig your own hole chiama rumorosamente a sè
l'attenzione del duo, che, con sovrapposizioni e infezioni funk/acide nel
supporto technologico indispensabile a inscatolare un lavoro ricco all'inverosimile
di contributi vari, si incalza rapido con informazioni soniche qualitativamente
assortite. Nel bagaglio di ispirazioni retro e post datate, sono scartati
a priori i legami con la chimica che stupisce, e ribaditi invece i legami
biologici dell'arte compositiva libera da schemi.
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voto:
a u d i o
Various Artist
Wipeout 2097
Virgin
Un'accattivate compilation fatta per essere ascoltata in trance con video
in rapida sequenza e joystick in pugno, stabile e preciso nei movimenti.
Un oggetto di culto, non foss'altro, oltre che per lo splendido design dei
Designer's Republic, ma anche per essere uno dei rarissimi casi, almeno
fin'ora, di soundtrack per videogame. Wipeout, si dipana sulle percussioni
elettroniche accellerate in fuga perenne a mezz'aria sui tappeti sintetici
dai colori illuminati, e sui finti ostacoli scansati all'ultimo istante
di prontezza. Una cinematografia in pixel ancora grezzi si articola fra
i ritmi che scandiscono emotivamente il viaggio in loop infinito con accompagnatori
di suono altisonanti (FSOL, Fluke, Orbital, Photek, Underworld, Prodigy,
Daft Punk, The Chemical Brothers, Leftfield...) che ispirano senza tregua
il raggranellamento di preziosi punti per la velocità irrefrenabile
del sistema biologico/neurale in simbiosi.
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voto:
a u d i o
Daft Punk
Homework
Virgin
Se dieci anni fa ai Kraftwerk si fosse incantato il carillon, probabilmente
sarebbe nato un disco come questo. Pur avendo un deciso puunto di forza
sull'ironia che, suadente, contraddistingue i brani del pluricelebrato duo
francese, è, infatti, l'elemento di ripetitiva ossessione che più
di tutti imprime, insieme all'immediatezza degli originali campioni, il
suo specifico marchio al lavoro in questione. La techno della stanza dei
ragazzi realizzata magistralmente da Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo,
si rivela essere una delle novità più apprezzate della scena
in fase di sovrappolazione. Con alle spalle remix per artisti come Depeche
Mode, Chemical Brothers e Neneh Cherry, i due virgulti elettronici (hanno
solo qualche anno più di venti) nutrono stima per la disco degli
anni '70 (uno di loro è anche figlio d'arte) e possono ormai simboleggiare
trionfalmente il successo domestico costruito sulle proprie capacità.
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voto:
Neural
Online