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08.01.04
Crime Scene, peer-to-peer in tempo reale.
Con i gendarmi dell'industria discografica da un lato e la pratica quotidiana per milioni di persone dall'altro, il peer-to-peer si concretizza in ogni dove nel momento del trasferimento, minuti in cui i dati si duplicano durante la trasmissione, e materializzano una nuova copia in un altro hard disk. Questo lasso di tempo è il simbolo di un atto (criminale secondo la lobby del disco e di libera circolazione dei saperi secondo quasi tutti gli altri) che si perpetra continuamente e che in questo stesso tempo è interamente compiuto. Crime Scene, realizzato da Mogens Jacobsen (già autore di Bridge e che ha partecipato a The Classic II Exhibition), cerca di isolare questo momento topico, con una semplice installazione che scevra da effetti speciali, pone due pc collegati in rete fra loro entro la chiusura del nastro di delimitazione usato dalle forze dell'ordine per proteggere le aree pubbliche dove si rilevano tracce di reato. I due pc mostrano in un'interfaccia a linea di comando i rispettivi processi di scelta, selezione e trasferimento dei files, destinati a continuare all'infinito. L'astrazione di tale processo fa venire a galla i meccanismi di una tecnologia connaturata alla comunicazione di dati, che nell'opera hanno la sola colpa di essere protetti dal diritto d'autore. Questa performance pubblica e continua di un 'crimine', quindi, rende di fatto gli spettatori testimoni oculari, ma nessuno interviene per fermare ciò che continua ad accadere, avallando nei fatti ciò che è già diventata una prassi socialmente legittimata.