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Movement of Moments, Anna Andersson
01.06.05
Movement of Moments, scanner puntati sul pubblico.
Le tecnologie digitali di riproduzione delle immagini hanno introdotto modalità di rappresentazione ignote in precedenza: dalle linee orizzontali di pixel nei passaggi rapidi dei video (sperimentabili in molti dvd) ai pattern usati per scarsa illuminazione dalle macchine fotografiche digitali fino alle aduse imprecisioni cromatiche e di dettaglio degli scanner. La diversa sensibilità dei 'ccd', i dispositivi che digitalizzano le informazioni dall'esterno, rendono inoltre una dimensione temporale leggermente diversa. L'installazione Movement of Moments di Anna Andersson, facente parte della mostra dedicata ai progetti di laurea del corso di Media Design del Piet Zwart Institute di Rotterdam, riflette su entrambi questi aspetti, usando un certo numero di scanner aperti, in attività e puntati sugli spettatori, come se fossero macchine fotografiche digitali. Le immagini distorte dalla distanza e dal movimento rendono un'immagine liquida che si allunga in un tempo di pochi secondi, una sorta di specchio meccanico della realtà circostante, deformata per spazio e tempo. Lo scanner, in questo caso, perde alcune della sue proprie caratteristiche di ripresa, inclusi i contorni di buio sfumato che si manifestano utilizzando la copertura, come in Flowers Katinka Matson, ma viene lasciato aperto a scandagliare lo spazio intorno che 'vede' con una tecnologica e affascinante 'miopia' fluida. Il riferimento alla copy art degli anni ottanta, infine, è d'obbligo, ricordando la permanenza temporale dell'immagine che le fotocopiatrici, comparse a popolare gli uffici, consentivano di ottenere grazie al percorso di 'scansione'. Ora lo stesso meccanismo (una lampada accompagnata da un buon sensore fotografico che si muovono lentamente lungo un percorso obbligato), esce dal chiuso contenitore delle macchine xerografiche per 'guardare' ciò che sta intorno, restuendone la visione ai suoi umani creatori.