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31.08.04
New Age of Television, paradigma televisivo manipolato.
La manipolazione del paradigma televisivo, ossia dell'unico apparecchio domestico capace di attrarre irresistibilmente la nostra attenzione immediata, così come della visualizzazione in tempo reale delle immagini, rappresenta una seria sfida alla veridicità delle immagini televisive. Anche su questo, infatti, si basa la propaganda e l'intorbidimento delle menti, ossia sulla apparente inscalfibilità del flusso delle immagini e del loro formato, ovvero sull'indurre una sorta di pulpito insindacabile a partire dal quale vengono pronunciate verità pressocchè assolute, o comunque impossibili da contestare direttamente. Aristarkh Chernyshev è un artista moscovita che da tempo si dedica ad una decodifica del modello televisivo attraverso l'impiego di modifiche dell'hardware. New Age of Television rappresenta l'insieme dei suoi progetti, fra cui alcuni presentati all'edizione 2004 del Readme. Inevitabile pensare a Nam June Paik, di cui l'autore è ben cosciente, ma a trent'anni dalle intuizioni del coreano-newyorchese le trasformazioni dell'hardware non sono più indotte da artigianali strumenti esterni, ma si sono integrate nei chip, innestandosi all'interno dei suoi meccanismi, o venendo filtrati all'esterno da altro hardware appositamente costruito. E questo risulta evidente in particolare da due installazioni: 'Final Adjustment' in cui l'apparecchio televisivo è contornato da un'imbottitura con sensori, che percossa come un sacco per l'allenamento di pugili cambia ad ogni percossa l'effetto di distorsione delle immagini, e il 'real virtuality helmet', un casco che filtra in vario modo le immagini esterne presentandole agli occhi attraverso vari filtri, dal mapping in colori acidi al rendering in caratteri ASCII (quest'ultimo in collaborazione con Alexei Shulgin). In questo modo il fluire inarrestabile delle immagini viene contorto nel primo caso in varie fogge e nel secondo caso trasforma la visione personale delle cose attraverso un intervento diretto che s'interpone fra la ripresa e la trasmissione davanti ai nostri occhi, snaturando in maniera salutare il naturale rapporto di fiducia fra immagini in movimento e spettatore.