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Scream, Amy Alexander
04.05.05
Scream, l'urlo che fa tremare l'interfaccia.
Che alle asettiche interfacce grafiche manchi qualcosa di sostanziale è chiaro guardando tutte le personalizzazioni e le varianti estetiche a cui sono sottoposte da ardimentose piccole software house. Ma questi maquillage raramente vanno a toccare le fondamenta della metafora del desktop e le base dell'interazione: mouse, click, finestre e menu. A dare uno scossone, propriamente detto, a questo paradigma è questo software realizzato da Amy Alexander, già autrice di progetti quali The Post-PATRIOT Magnetic Motto Maker, Interview Yourself, Netsong, Extreme Whitespace e CyberSpaceLand. In Scream, infatti, l'input vocale digitalizzato dal microfono viene convertito in azioni delle finestre. L'urlo liberatorio o rabbioso emesso a pieni polmoni fa danzare e alternare le finestre aperte a video, provocando un visibile scompiglio fra le informazioni. Usato contestualmente, ad esempio di fronte ad una pagina web odiosa o insopportabile, rende il feedback della macchina finalmente proporzionale alla reazione fisica. Contrariamene alle reazioni programmate degli input vocali dei sistemi operativi (sempre minime e impacciate), questa codifica di un segnale istintivo (l'urlo), congiunge lo stomaco alla macchina, mettendo in comunicazione i nervi con le finestre. Il suono va ad agire direttamente sull'apparato visivo di Windows, disturbando definitivamente i suoi prevedibili comportamenti. L'autrice, infine, ne suggerisce anche un'utilizzo ulteriormente ludico (a gola stanca), ossia in congiunzione con un input musicale che scombini continuamente luogo e ordine delle finestre, così come possono farlo pure porte sbattute e liti in corso.