neural.it
neural magazine
suoni futuri digitali
 
 
 > Archivio Recensioni  > Neural Magazine  > Neural Station  
 > emusic  > new media art  > hacktivism  

A Guy Called Gerald, To All Things What They Need, !K7, Audioglobe . leftfield, funky glitch, house, beats
A Guy Called Gerald
To All Things What They Need
<CD> !K7/Audioglobe
Non c'è bisogno di molte parole (o forse si) per introdurre A Guy Called Gerald, seminale produttore elettronico e dj d'indubbio talento, una leggenda che parte da Manchester, fra visionarie anticipazioni, attraversando i complessi cambiamenti musicali delle ultime decadi, sviluppando verso ancora più minimali forme le primigenie influenze electro (siamo nei primi anni ottanta), nei The Hit Squad (poi diventati 808 State) e da solo, attraversando le suggestioni dei generi d'oltreoceano (Detroit e Chicago) poi sfociate nell'acid house, sperimentando con ritmiche destrutturate, fra breakbeat e drum'n'bass, sonorità urbane e digitali che ancora oggi dominano le scene anglosassoni. Anche questa ultima prova è trasversale a più dati stilistici, decisive sono proprio le atmosfere, fin dalla traccia d'apertura 'American Cars', assai dilatata e liquida, come profonda e sensuale è la voce di Ursula Rucker nelle 'spoken words' di 'To Love' e 'Millenium Sanhedrin', centellinando frammenti di soul in scansioni  ben più contemporanee. Suoni che incedono verso contaminazioni etniche in 'Call For Prayer' ed in 'Tajeen' mentre 'Meaning' aggiunge ai toni epici battute altamente sintetiche e frammentate. È la calda voce di Finley Quaye in 'Strangest Changes' a dominare sul sottofondo mentre si ripiega in trattamenti delicatissimi ma tendenziosi nella successiva 'First Try'. 'Pump' ipnotica incisione funky glitch precede infine 'What God Is', chiusura eterea, spirituale, per un grande album che riporta Gerald Simpson al centro dell'attenzione internazionale.
Aurelio Cianciotta