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. progressive, techno, breakbeat
Anthony Pappa
Balance 006
<2CD> Eq/Karma
Se artisti come Meat Katie o Lee Coombs rappresentano al meglio i versanti della nu skool che virano quelle sonorità spezzate e profonde verso cadenze più diritte e condivisibili da vaste platee, percorso speculare, provenendo da trascorsi tech-house, sembra compiere in principio Anthony Pappa in Balance 006. Il risultato è però estremamente lontano da quello dei colleghi inglesi che raccolgono l'anima più ipnotica, acida e cattiva della tradizione house/techno. Anthony Pappa, facendo fede alle sue origini australiane, terra dove il breakbeat è mainstream, adotta al contrario le atmosfere sincopate e i 'breaks' più atmosferici, incedendo ad una vena 'progressive' morbida che riesce ad aggiornare le ritmiche 4/4 con misurate innovazioni. Non sono frutto del caso le sue collaborazioni con Barry Gilbey della Choo Choo Records di Sheffield, un altro artista a cavallo fra ispirazioni non sempre così facilmente conciliabili. Molte le influenze melodiche, dilatate a dovere, unite ad elementi percussivi dinamici, che rendono vario ed atipico il primo dei due cd, con brani come 'A Time To Reflect' dei Blue Haze in evidenza, oppure nel bel remix di Luke Chable, iniziando sul finale a prefigurare un cambio di ritmo, grazie a Shiloh e a Tilt, rispettivamente con 'Mana' e 'I Know You're Afraid'. Scansioni più intense ma lineari nel secondo cd, con influenze tribal già dalla prima incisione, 'My Pills', di Pavel Bidlo, mixato con 'Coming Up For Air' di Rennie Pilgrem, nel remix di Mara (ed i break da adesso in poi inizieranno a scarseggiare del tutto a vantaggio di un continuum fortemente scandito ma meno ricco d'idee). Nel complesso due dj-set che sembrano seguire pulsioni contrastanti ma entrambi ben condotti, fra house e breaks (come anche in Italia si cerca di fare), oscillando fra ritmi, ricerca nei suoni e voglia di consensi.
Aurelio Cianciotta