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. electronica, experimental
Various Artists
Audiolab
<CD> Mécenat Of The Caisse Des Dépõts Et Consignations
Doppia raccolta prodotta dalla Mécenat Of The Caisse Des Dépõts Et Consignations, una fondazione istituzionale che per l'occasione in collaborazione con il Museo Gran-Duc Jean Luxembourg ed il Nordic Institute Of Contemporary Arts, interviene a favore di un progetto sonoro elettronico, nell'idea di diciassette differenti incisioni, materiale inedito, comato per essere utilizzato in particolari esposizioni all'interno di moduli architettonici elaborati da giovani designer francesi. Tre i curatori, Patrick Jouin, per la prima delle due parti, Ronan & Erwan Bouroullec, per l'altra, a raccogliere i contributi d'artisti sonori e di musicisti dall'estrazione eterogenea, incominciando con Alejandra & Aeron, già attivi e conosciuti per la loro etichetta, la Lucky Kitchen, subito seguiti da Robert 'Monolake' Henke, la mente che sta dietro al successo del software di editing Live, rilasciato dalla Ableton, qui presente solo con piccolo cameo, poco più d'una manciata di minuti che però risultano sufficienti, ancora una volta, a confermare l'assoluto valore di questo artista. Altri apporti interessanti quelli dei RadioMentale, con frammenti di testi letti dal critico musicale David Toop, ed emergenze di fondo urbane, ricucite ad arte. Maggiormente lirico, ma altrettanto etereo nelle atmosfere, Henrik Plenge Jakbsen, ossessivo nei riverberi organistici, quasi inquietante nel trasmutare il timbro di uno strumento antico in qualcosa di contemporaneo ma alieno, sino ad arrivare a Vladislav Delay (un nome un programma), da Helsinki, con sonorità altrettanto dilatate e sospese, 'audio-architetture' sensibili in perenne divenire. Il secondo cd si apre con i To Rococo Rot, e qui non abbiamo bisogno di particolari presentazioni, la grazia e la scontrosità insieme, dispensate a più mani, sono amate da moltissimi, minimo sforzo massimo risultato, subito a precedere la meno nota Antye Greie-Fuchs, musicista e cantante, anch'essa tedesca, in una combinazione certo più di carattere tradizionale, narrativa e intima, delicata e onirica. Tre differenti movimenti per gli artisti sonori americani Doug Aitken e Steve Rodon, ed è percepibile immediatamente il differente 'sentire' fra un approccio che si rifà al suono delle avanguardie e quello delle ultimissime generazioni di sperimentatori, cresciuti a personal computer e buone schede audio, tra mille plug-in e macchine aggiuntive dalle quali campionare e distorcere ogni suono, in questo caso si lavora invece su registrazioni 'lunghe', giocando sui volumi e con poche ma efficaci sovrapposizioni in fase di montaggio. Spossati ma certo soddisfatti si arriva alle elucubrazioni concettuali finto-horror di Cameroun Jamie, ai sussulti sintetici di Curd Duca, all'organicità soffiata di Xavier Veilhan & David Artaud. Da un tema forse troppo generico nell'impostazione (musica contemporanea da utilizzare per la sonorizzazione di mostre) molta inaspettata sostanza pur con differenze spesso stridenti.
Aurelio Cianciotta