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. breaks, garage
Deekline & Wizard
Breaks, Beats & Blondes
<CD> Botchit And Scarper
Deekline & Wizard, un duo irresistibile, direttamente dal tentacolare underground londinese, ad elaborare oblique contaminazioni tra break, uk garage ed old skool electro, ammiccando alle nuove suggestioni dell'hip hop (frequenze vitali ed eclettiche in 'Screetch' con mc Wunder). Il primo, Nick Annand, un giovanotto che non declina in fatto di ritmi e d'intuizioni (basta ricordare il suo singolo, 'Don't Smoke The Reefer', oltre 170.000 copie vendute), il secondo, Greg Fleming, attivo con produzioni per Liberty X, Beth Orton, Placebo ed X-Press ma anche per New Order, The Prodigy e The Sex Pistols. Uno che sa dove mettere le mani quindi fra sequencer e mixer. I risultati sembrano dare ragione a questa combinazione esplosiva, il singolo che ha anticipato l'album, '4X4X4', pubblicato su Botchit Breaks 5, con un sample house di Michael Wattford, schizza al primo posto delle chart dance australiane, Yolanda, ispirata vocalist in 'Ill Street Blues' (remixato anche da Mj Cole), con il suo cipiglio aggressivo s'impone come una delle interpreti 'calde', successo che molto velocemente la porta ad estendere le sue collaborazioni (con artisti come Freq Nasty e Krafty Kuts). Altri ancora gli inserimenti interessanti, quello di mc Spoonface (Black Legend) in 'The Truth Is A Lie', anche questo pubblicato come singolo, e poi di IC3, proveniente dalle scene drum and bass, in 'Sun Is Shining', senza dimenticarsi di citare David Elliot, figlio d'arte (Dionne Warwick) e splendido cantante. Pulsano come piacciono a noi i bassi in 'Bushpig', con una ritmica step, incisione originariamente rilasciata da Supercharged (etichetta complementare ad Against The Grain), anche qui con apporti esterni, quelli di Ransom, Phil K e Nu Breed. Una delle mie tracce preferite è la sesta, 'Wasting Time', profonda e soul, con un intreccio di parti vocali davvero egregio. Un album che ha possibilità d'imporsi trasversalmente, non a caso notato anche dalla stampa statunitense (Rolling Stone Magazine) restia di solito nel consacrare campioni d'origine anglosassone.
Aurelio Cianciotta