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fennesz venice touch demos . soundscapes, experimental
Fennesz
Venice
<CD> Touch/Demos
Distillati fremiti, eleganti dissonanze, accordi struggenti: le atmosfere della Venezia di Fennesz ricordano in qualche modo le suggestioni sontuose e decadenti, splendidamente descritte da Thomas Mann e poi rese in immagini, altrettanto sofisticate, nel celeberrimo film di Luchino Visconti. Tutto in questa raffinata produzione, nonostante la contemporaneità dei suoni, riporta ad un senso di nostalgia, di perdita, allo stesso modo le astrazioni, nelle strutture estremamente sperimentali, sbandano verso pulsioni descrittive. Un doppio binario, melodia ed elettronica, ricerca colta e facile gioco emozionale, facendo vibrare la voce sensuale di David Sylvian, ad esempio, in 'Transit', unica traccia non strumentale, quasi un appendice di 'Blemish', ultimo atto dell'ex pop-star poi convertita verso sponde concettuali comunque molto fruibili. Una sorta di romanticismo più, pervade questi solchi, romanticismo più ambient, più post-rock, più glitch, più laptop music, più tecnica strumentale e digitale. Innovazione, stile personalissimo e un senso immanente delle cose sembrano far parte di un unico progetto e molto a questo proposito ci racconta anche il curatissimo artwork della confezione, ad opera di Jon Wozencroft: due barche ma la foto sembra quasi irreale, palazzi riflessi nell'acqua che potrebbero essere deformati da un effetto digitale, un'immagine informale, sottacendo però fluidi riverberi di natura. Fatto ad arte, verrebbe da dire, con molta arte e conoscenza (e vorrei, se possibile, che questa affermazione non sia considerata un'allusione sulla qualità del prodotto, inequivocabilmente altissima). Toni evocativi, paesaggi visionari, tensioni mantenute sospese, un aria malinconica a fare da sfondo, un disco osannato da molti, splendidamente in bilico nella pretesa di traghettare il nuovo che avanza verso stati di sensibilità maggiormente condivisibili anche da un pubblico meno avvezzo alle avanguardie.
Aurelio Cianciotta