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. breakbeat
Various Artists
If It Ain't Broken Don't Fix It Too
<2CD> Aka/Link Records
Seconda uscita della serie 'If It Ain't Broken Don't Fix It', compilation dedicata al movimento breakbeat australiano, sonorità oltreoceano più che mai calde, che riescono oramai in molti casi a riempire i grandissimi club ed a conquistare le chart dance non di genere. Molte le sfumature di stile comprese nei due cd diligentemente divisi, il primo con tracce separate, l'altro continuo e fluido grazie al mixaggio preciso di Jeremy Judd che si è ben aggiudicato questa opportunità vincendo un apposito concorso. S'incomincia con 'Intergalactic Mystery' dei Muziq For Pleasure, battute grasse con campionamenti funky, riecheggiando un poco delle maniere Finger Lickin', non male (eccetto forse una certa ridondanza di suoni), trattamenti più sobri, invece, subito per la seconda traccia, 'Hanky Panky The Soul Shaker', pur fra ritmiche steppate, ben costruite da Brewster B rimanendo sul versante di un suono ancora rotondo. Interessante (con influenze del primissimo electro) l'inizio vocale di 'Peep', di Ubin, mentre bisogna arrivare alla quarta incisione per atmosfere decisamente più in linea con la nu skool digitale, Scrambler, in '813', dispone su di un'intrigante ed ipnotica base, linee ritmiche con bassi pulsanti, adeguate le variazioni che fanno di questo episodio un modulato ma filante apripista. Si procede sempre meglio, Shane Ford alza il tono, i bpm corrono veloci ed i synth sono finalmente corposi, preparandoci alle battute altrettanto efficaci e vibranti degli Infusion, non a caso al soldo della prestigiosa Marine Parade che ha già fatto uscire 'Dead Souls' come singolo. Si continua con grande qualità sino alla fine: Fnda (nel remix di Pj), Fex, Jono Fernandez, poi Keltec e Mangan, dalle sfumature proggy in 'Itsachickthing', con i Free Radicals (Phil K ed Andy Page) che chiudono con un remix vocale molto vellutato curato da Nu Breed. Distribuito in Italia da Link Records.
Aurelio Cianciotta