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. ambient
Kar
p.01
<CD> Autoprodotto
Recettivi ed interessati a mescolare più forme d'arte, oltre che provenienti da esperienze passate di una certa notorietà come Gronge e Goah, i Kar rappresentano una bella sorpresa per una scena come quella nostrana in cui di coraggio se ne vede davvero poco. Autori di un album che sarebbe eccessivo definire di confine ma che, dopo un'iniziale sfasamento spaziale, "sommerge" l'ascoltatore calandolo in una foresta di cristalli e di atmosfere spettrali ('Lascia'); in alcuni momenti vicini ai Labradford ed ai loro ammalianti drones ('+'), in altri sospesi in uno spazio dai confini assai labili ("o+"), i Kar si muovono in lenti movimenti comunemente assimilabili all'ambient, in una sorta di immobilità illuminata che però nulla sembra aggiungere a quanto è già stato detto da altri. Ma non ci troviamo necessariamente di fronte ad un limite, dato che il piacere dell'ascolto delle percussioni lignee o degli accenni di glitch riesce a risvegliare la nostra mente dal torpore indotto dalle troppe produzioni inadeguate degli ultimi tempi. Un lungo viaggio che con 'Izba' si conclude in un ritorno a casa (ed alle chitarre) vicine alle prime esperienze dei Mogwai in 'Ten Rapid'; non resta che attendere quel che verrà, nell'augurio di trovare un tocco realmente personale e di immediata identificazione.
Michele Casella