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Lee Coombs, Breakfast Of Champions, Finger Lickin, Karma cover . breaks, house
Lee Coombs
Breakfast Of Champions
<CD> Finger Lickin/Karma
Fuck The Purists!', così esplicitamente (se pure avvalendosi delle consuete due stellette) titola il numero 23, annata 2004, di DJ Mag, in un chiarificante articolo-intervista dedicato ai due pesi massimi delle scene 'breaks and beat', Lee Coombs e Rennie Pilgrem, entrambi con i nuovi album da promuovere, entrambi assorti (con impegno ed azione) a ridefinire i confini stilistici del genere dance contemporaneo maggiormente esposto alle infinite mutazioni dello stile, un ambito musicale non più underground ma non del tutto ancora mainstream. Dopo tre anni dal precedente 'Future Of Retro', targato anch'esso Finger Lickin', già molto apprezzato per la cura quasi maniacale delle tessiture in bilico fra ritmiche diritte, pause e ripartenze, suoni corposi e finezze che riescono a far collidere nu school ed ascendenze house, grazie ad una ricca produzione zeppa di prestigiose collaborazioni, per l'ex-ragazzo di Cambridge adesso la partita si fa davvero interessante. Non è certo un caso che siano coinvolti nomi del calibro di Andy Gardner (Plump Djs), Paul Oakenfold, Jem Panufkin (Soul Of Man), Dylan Rhymes, Christian J e Grant Plant, tutti celeberrimi produttori di ritmi sincopati e battute tese, ognuno dei quali con maniere distintive, intrigato dall'esser coinvolto in quello che appare il più convincente apparentamento fra breakbeat e pulsioni 'four to the floor' (che possono far promuovere queste sonorità al rango di superclub e remix milionari). Il risultato è maestoso se si considera quanto difficile sia la confluenza d'attitudini che innesta umori di strada e luccichii, pulsioni bassose e bongolamenti. Lee Coombs in questo è maestro e il vento adesso sembra spirare in questa direzione: anche un altro grande, Meat Katie (compagno d'avventure di Pilgrem sulla consolle dell'Hum), spinge il suono verso costruzioni più ipnotiche e regolari. E' la deriva techy che prende il sopravvento nell'inutile smania di contrastare lo strapotere della trance germanica. Per fortuna in Lee Coombs sopravvive una dose massiccia di funk che se da un lato non l'allontana troppo dalle influenze americane dei primordi, rende sicuramente più ondeggianti ed oblique le sue costruzioni, in 'Shiver', ad esempio, sottolineate dalla calda interpretazione di Katherine Ellis, o con movenze e scansioni circolari negli altri brani, in 'Lick The Frog', nella ritmica title track o nel rifacimento di 'Crystal' dei New Order. Una colazione da campioni in ogni caso ottima e abbondante per tutti gli amanti dei ritmi breaks, che conquisterà nuovi fan da altri versanti (ma le strade per l'evoluzione di questi suoni sono ancora aperte a molte differenti soluzioni).
Aurelio Cianciotta