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. pop
Manitoba
Up In Flames
<CD> Leaf/Wide
Dopo aver stupito con i lavori prodotti fra 2000 e 2001, aver presenziato come headliner al Sonar di Barcellona, essersi confermato ai Canadian Music Award con 'Start Breaking My Heart' (miglior album elettronico del 2001), Manitoba arriva ad una svolta nella sua carriera. Senza rinunciare agli aspetti più personali della sua musica, nè ripudiando uno stile che ormai gli appartiene, il canadese amplia i suoi margini di azione e si proietta in ambiti non propriamente laptop. In 'Up In Flames' le chitarre costruiscono uno scheletro sul quale organizzare campionamenti fra i più disparati, dal battimani di 'Jacknuggeted' ai cori di 'Bijoux'. La batteria rimane centrale nell'interazione con gli altri (stravaganti) strumenti ed in 'Twins' riempie completamente la scena prima di interrompersi bruscamente, mentre in 'I've Lived On A Dirty Road All My Life' parte, poi si spezza o addirittura scompare, regalando un ritmo sincopato ed azzardato. Le venature psichedeliche che riempiono la seconda parte del disco sono filtrate da reminiscenze dei Primal Scream più sognanti, lasciando ampio spazio a suoni cristallini ed a cinguettii di uccelli ('Kid You'll Move Mountains'). Il miscuglio di sensazioni rarefatte ed evanescenti di 'Crayon' ricorda il primo periodo dei My Bloody Valentine, soprattutto nella sua avvolgente e progressiva perdita di punti di orientamento dal sapore pop. Album di sublimazioni, affatto slegato da un'imposizione sistematica ed influenzato dalla tradizione britannica, 'Up In Flames' potrebbe essere accostato alle nuove produzioni delle band di derivazione shoegazer che hanno rinnovato l'innamoramento per la saturazione del suono.
Michele Casella