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. tech-house
Martini Brös
Love The Machines
<CD> Poker Flat
I Martini Brös (ovvero Mike Vamp e Dj Clè) sono accasati da tempo alla Poker Flat Recordings, etichetta di Steve Bug specializzata nelle derive techno ai confini fra house e nuovi territori elettronici. Le influenze s'intrecciano maggiormente in questo 'Love The Machines', secondo album del duo, un poco ingarbugliandosi, fra riferimenti anni ottanta, influssi electro e pop, ballate quasi country ('Smile'), senza rinunciare tuttavia ai click e alle scansioni techy (la successiva 'Chicken Claw'), in un approccio onnicomprensivo ed ironico, con testi sia in Inglese che in Tedesco. Una concezione musicale ampia che cerca d'esprimersi a tutto tondo, tentazione che si può facilmente comprendere in chi si è applicato in maniera specifica (e quasi ossessiva) ai ritmi, tracciando coordinate sempre molto precise. Nel formato di un album c'è il tempo necessario per meglio specificare il proprio stile, o al contrario, la strada può essere quella intrapresa dai Martini Brös, diluire la struttura dei propri suoni, tanto da renderli più accessibili, restando contemporaneamente aperti a molteplici suggestioni. Trovano spazio allora gli esotismi della title track (fra bhangra ed Eumir Deodato), rivisitati in chiave tech-house (ma allo stesso tempo con appeal da rock band), o i toni cyberglam, fluttuanti nelle ritmiche, in '[She's] Heavy Metal', che sembrano ispirarsi alle scansioni di Tiga, per poi approdare ad un finto progressive, in 'Traveller', in stile neo-psichedelico. Tutto estremamente sfumato per carità, con il buon apporto strumentale di Eric D. Clarke, Tobi Neumann e J. Terribile Henning ma sicuramente straniante trattandosi di una label come la Poker Flat, finora sempre molto rigorosa, anche se dei cambiamenti nell'approccio erano altrettanto forti nell'uscita recentissima di Detroit Grand Pubahs. A giudicare da questi ibridi forse altre stagioni stanno già arrivando, staremo a vedere (e a sentire) dove porterà tutto ciò.
Aurelio Cianciotta