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. electronica
Matmos
The Civil War
<CD> Matador/Self
I Matmos hanno avuto la rara capacità di oltrepassare i limiti di genere, diventando un nome noto non solo agli appassionati di elettronica dai tratti bislacchi, bensì un moniker identificativo di ricercatezza, creatività e inventiva. Se il precedente "A Chance To Cut Is A Chance To Cure" era partito dal suono concreto per reinventarne l'attitudine pop, "The Civil War" è un album di concetto prima che di semplice ascolto, un album che - è bene dirlo subito - non si rivela né impeccabile né strabiliante. Il cambio di registro c'è stato, e lo si nota già dalle struggenti note di "Regicide" (in cui l'aspetto elettronico passa decisamente in secondo piano) e dalla marcetta rumorosa di "Z.O.C.K.". "Y.T.T.E." si illumina delicatamente di scintille che dapprima aprono la strada ad una melodia di facile ascolto, quindi ne svelano il carattere evanescente ed accecante. Il tempo si blocca ed una semplice chitarra viene pizzicata con malinconia, creando un filo rosso che la unisce ai languori di "For The Trees": è questo brano ad interpretare un ruolo chiave nella decifrazione di "The Civil War", con i suoi tre minuti e mezzo in cui i lievi click e gli skip minimali vengono legati alle radici musicali statunitensi. Folk tradizionale riscritto per il nuovo millennio, non esente da una vena di irriverente follia ben esplicitata nello stravolgimento di "The Stars And Stripes Forever". Eppure gli scuotimenti di "The Struggle Against Unreality" non centrano il bersaglio, ed il finale di pianoforte, ha tutta l'aria di una nostalgica tautologia. Il rinnovamento della vecchia forma attende ancora una sua precisa definizione.
Michele Casella