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Ted Minsky
Madame Le Ted.
<CD> Angelika Kohlermann
Cabaret cerebrale ed oscuro, un set di scena contornato da pareti damascate, tende di sensuale velluto, un divano in pelle nera, così immaginiamo fra le quinte Ted Minsky, fra spilli, crinoline, guanti e forbici affilate, stilista di moda al suo debutto come musicista (ma con certe etichette discografiche la biografia degli artisti è sempre in bilico su precipizi pericolosi), agli estremi limiti del pop, sotto un influsso ammaliante e cosmopolita (testi in inglese, tedesco, spagnolo). Sonorità contorte, suadenti devoluzioni, pallidi ritmi perversamente ammiccanti, elettronici e frastagliati, dagli umori chiesastici in 'Tschechisches Madchen', o effettati da ingenua passione latina in 'Porqué Hablo'. Poetiche digitali cyberglam, adolescenza inquieta rapita in sussulti electropop provenienti dalle derive anni ottanta, che non a caso facevano perno proprio sulle commistioni fra musica e moda e sull'astratta idealizzazione di quegli immaginari condensati (il look, il design come segno di esistenza). Pathos, tensione cruda, melodico romanticismo, quartieri alti e bassifondi, un po' nella sfera suggestiva di Fassbinder, un po' in quella di David Lynch, passando per Almodovar: chi ha molto amato i primi lavori degli Stereo Total, troverà 'Madame Le Ted' ancora più trashy, sperimentale e irresistibile, 'Cest Fatal'. Sia lode ad Angelika Kohlermann.
Aurelio Cianciotta