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. big beat, leftfield dance music
We Are Skint
<2CD> Skint Records
E' forse definitivamente passato, per la Skint, l'istante magico, in cui l'onda è più alta e perfetta. La label britannica, guidata da Damian Harris, insieme a Norman Cook, è stata però decisiva per l'evoluzione delle scene, a partire dalla seconda metà degli anni novanta, riuscendo a popolarizzare l'elettronica e a destinarla ai fini di consumi dance alternativi, sottraendo le emozioni forti della pista al puntiglioso integralismo dei generi troppo precisamente codificati, praticando un eclettismo creativo a tutto campo, rendendo evidente (proprio a tutti) che la musica d'oggi si fa con idee, nuovi strumenti e che i procedimenti indotti dalle tecnologie digitali possono esser potenti quanto il suono forte di una chitarra rock. E' stata la grande lezione del big beat, troppo velocemente accantonato e denigrato dalla critica, per le stesse ragioni di hype che lo avevano in breve tempo imposto come un fenomeno di massima portata. Quello è stato ed ricordato alla loro maniera, nel primo dei due cd di questa preziosa raccolta, dove si rispolverano soprattutto i classici, di Fatboy Slim, di Bentley's Rhythm Ace, di Lo Fidelity All Stars, tutti invecchiati, ma bene, pronti ad esser riscoperti (ce da scommetterlo: basterà riascoltare 'Battle Flag' oppure 'Reach Out' tra dieci anni). Qui e ora, invece, secondo cd, ed è la volta del 'barone rosso' Dave Clarke, con le frenesie techno e l'elettrica samba di 'The Wolf', di Koma & Bones, con una stupenda versione di 'Smoke Machine' degli X Press2, dello stesso patron d'impresa, nelle vesti di Midfield General, con Noel Fielding in un rutilante pezzo d'house mutante, e poi Freq Nasty, rubato alle scene breakbeat, con i ritmi dispari di 'Dog Choon', o lasciandosi andare in balia degli Spaceraiders, con la suadente 'Stay(In The Honeytree)', annettendo alla corte perfino Roland Clarke e Phil Kieran. Di tutto un po', con attitudine, inedite proposte ed intelligenti commemorazioni che non passeranno certo inosservate.
Aurelio Cianciotta