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16.09.04
ArtBots 2004.
S'inaugura il 17 settembre la terza edizione di ArtBots, mostra di opere robotiche in senso lato, ossia che condividono una componente autonoma di produzione d'artefatti, che quest'anno esibisce una selezione più accurata delle due edizioni precedenti (nel 2002 e 2003), dando spazio a progetti che integrano una componente dietro la tecnica (spesso spettacolare) dei lavori. I venti selezionati sono: 'ArtSBot' di Leonel Moura, formato da una serie di robottini autonomi che producono disegni pittorici interagendo fra loro, 'Bionic Log' di William Tremblay, una creatura di legno e acciaio i cui movimenti sono naturali ma maldestri e e instabili, 'DrawBot Modding Contest and Workshop' di Jonah Brucker-Cohen che attraverso servomeccanismi, pennarelli e bicchieri di plastica coinvolge l'utenza a costruirsi i propri automi con un simbolico premio finale per i migliori, 'elf - electronic life forms' di Pascal Glissmann e Martina Hoefflin, piccole macchine integrate in un ambiente naturale e alimentate ad energia solare, Hand-eye di 'Alex Baker', in cui la visione stereoscopica all'interno di un casco dalla viene fornita da due telecamere attaccate ai polsi dell'utente con un notevole disorientamento macchinico, le macchine del LEMUR, 'Living Particles' di Ralf Schreiber, un ecosistema 'organico' di minuscoli moduli elettronici vitali ad energia solare che interagiscono rumorosamente fra loro, 'machines will eat itself / www.superbot.tk' di Franz Alken, 'Open Sesame' di Sean Salmon, James Tichenor, Vasil Daskalopoulos e Phillip Stanley-Marbel, una muro di tessuto in più livelli che si modifica e si apre in modalità psichedeliche a seconda dei suoni generati dall'utente, 'Ornithoids' di Daniel Canazon Howe e Jeff Han, una scultura sonora di elementi legati fra loro su un unico piano di movimento che interagiscono fra loro e con l'esterno attraverso suoni, ma sono caratterizzati da comportamenti specifici (dominanti, remissivi, solitari, sociali e così via), 'Recycle Robot' di Dan Paluska, un eccezionale robot in cartone fatto quasi interamente di materiale riciclato, 'Self Preservation Machine' di Aaron Arendt un divertente ed ironico esoscheletro per difendersi da attacchi fisici esterni, 'Sisyphus' di Bruce Shapiro, formato da una sfera d'acciaio che striscia su un tappeto di sabbia formando all'infinito microdune dalle fantasie geometriche e guidato da un preciso algoritmo, 'String Ball Collector' di Ellen Lake and Chris Green, una piccola macchina metallica che si muove in cerchi cercando di raccogliere palline di corda perdendone alcune man mano che ne ottiene altre e formando così dei pattern di successo e sconfitta, 'Sustainable' di David Birchfield, David Lorig e Kelly Phillips, 'Thoughts go by air dei Machine Cent'red Humanz, una serie di palloni pieni d'elio che comunicano fra di loro scambiandosi informazioni utili per adattarsi all'ambiente, 'Three Blind Mice' degli Art Re-envisions Technology, tre topolini bianchi che 'guidano' altrettanti micro-veicoli di vetro trasparente, 'Topobo' di Hayes Raffle, Amanda Parkes e Hiroshi Ishii, un pupazzo le cui forme assemblabili ricordano i 'movimenti' che gli si impongono ripetendoli, 'Tribot' di Nicholas Stedman e Rhya Tamasauskas, una forma con tre estensioni equidistanti che si muovono nello spazio circostante esplorandolo, e, infine, Wildflower Meadow Glacier di James Powderly,Michelle Kempner, Tom Kennedy, Todd Polenberg, Brendan Fitzgerald e Paul Bartlett, che composto da cinque cubi trasparenti verifica il llvello di biossido di carbonio e pianta di conseguenza varie specie floreali.