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deaf, Dutch Electronic Art Festival, Gravicells
18.11.04
DEAF 04, Affective Turbulence: The Art of Open Systems.
é ancora aperta l'edizione 2004 del DEAF, settimo Dutch Electronic Art Festival che ha visto svolgersi il solito ricco programma di conferenze, mostre ed eventi mirati, a Rotterdam, sede del V2, Institute for the Unstable Media, nucleo propulsore e organizzativo. Dopo l'edizione del 2003 (Data Knitting), stavolta il tema è stato incentrato su 'Affective Turbulence: The Art of Open Systems', e ha ospitato una quantità di progetti interessanti fra cui: 'M.U.S.H. (Multi-User Sensorial Hallucination)' di Joachim Montessuis e Eléonore Hellio), un classico sistema di telepresenza, con la specifica proprietà del sistema stesso di poter essere esplorato nello spazio tramite una 'bacchetta magica' d'interfaccia, e di 'eccitarsi' rivelando le presenze rilevate solo in rapidi flash, 'The People's Portrait', VSSTV - Very Slow Scan Television di Gebhard Sengmüller, già presentato ad Ars Electronica 2004, in cui un'immagine televisiva viene 'stampata' tramite le bolle della plastica da imballaggio trasformati in pixel e riempiti della giusta dose di inchiostri rosso, verde e blu, 'Bitmirror' di Tobias Grewenig, uno specchio dell'osservatore che astrae in particelle e frammenti sonori digitali la sua immagine originale, UnMovie, di Axel Heide, Onesandzeroes, Philip Pocock e Gregor Stehle che mette in relazione una conversazione fra uomini e bot software con i video in streaming condizionati nella programmazione dalle discussioni in corso, Onewordmovie, WIMP, Perpetual Self Dis-Infecting Machine degli 0100101110101101.org in cui un computer trasparente mostra la lotta perenne fra il loro virus Biennale.py e un antivirus, 'Gravicells' di Seiko Mikami e Sota Ichikawa, una rappresentazione visiva e sonora della gravità che agisce sui visitatori, monitorandone peso, movimento e velocità, Mobile Feelings di Christa Sommerer e Laurent Mignonneau, con prototipi di cellulari 'organici', in grado di trasmettere anche il battito cardiaco e il respiro delle persone coinvolte nella comunicazione, n-Cha(n)t di David Rokeby, sette computer che ascoltano le conversazioni degli utenti riconoscendole attraverso un software di riconoscimento vocale e generando link associativi fra loro, il Cartographic Command Center di Marc Tuters e Jaanis Garancs, un progetto che contestualizza progetti locali di 'locative media' ossia di territorializzazione dell'informazione. Fra le performance musicali eseguite c'è stato un live degli Echohce, band con David Link, Jamie Lidell ed FM Einheit (ex Einstuerzende Neubauten), con Lidell che canta liriche composte pochi secondi prima dalla 'Poetry Machine' di Link, un software in grado di generare associazioni verbali, e Tramjam Rotterdam RushHour, una performance distribuita sulle linee di tram della città creando quattro ore d'intervento sonoro combinato fra programmazione e improvvisazione. Bella anche l'idea di affidare a tre personaggi eclatanti altrettante serate da loro curate in piena autonomia. Così Lebbeus Woods ha introdotto le sue visioni d'architettura, Marko Peljhan ha organizzato il suo team di trafficanti di segnali e Yukiko Shikata ha creato uno spaccato di contemporaneità nipponica coinvolgendo fra gli altri la Sine Wave Orchestra e l'artista manga Katsuki Tanaka. E oltre agli eventi collaterali, performance e sculture pubbliche mirate a mescolare dati e azioni degli avventori, va segnalata anche la conferenza di Florian Cramer intitolata 'Executable Code and its Cultural Imagination: A Sketch of History', sulla presenza di codici algoritmici nella letteratura latina, nella Kabbalah e nella musica occidentale.